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Tubo di Kundt

Officine Galileo, Firenze; 1941 ca.; 144x5x5 cm; vetro, legno

Nel 1865 fu comunicato all'Accademia delle Scienze di Berlino che A. Kundt era riuscito a visualizzare, tramite figure di polvere e sabbia, le vibrazioni longitudinali di una colonna di gas contenuta in un tubo e quindi a misurarne la lunghezza dell'onda, dalla quale derivare la frequenza e la velocità di propagazione del suono.

Per ottenere le figure si impiegava un tubo di vetro trasparente cosparso al suo interno con polvere (seme) di licopodio o sabbia fine. Il tubo doveva essere chiuso agli estremi con tappi, fissato orizzontalmente tramite una morsa posta al centro, o in due punti equidistanti dagli estremi un quarto della sua lunghezza.

Così disposto, si faceva suonare il tubo sfregandolo con un panno bagnato (o imbevuto di pece greca): la polvere si raccoglieva in cumuli, piccole pieghe, zone anulari vuote orlate da pieghe, una varietà di figure influenzata dalla frequenza e dall'intensità del suono, nonché dalla vibrazione propria del vetro. Nei nodi si osservano sempre o cumuli o zone vuote orlate e fra di essi o una serie di pieghe o nulla.

Il tubo di Kundt rappresenta un altro esempio dell'uso di polveri e sabbie come trasduttori, oltre quello più famoso delle lastre di Chladni, per la visualizzazione delle caratteristiche delle vibrazioni: in questo caso è possibile, per la sua facile interpretazione, utilizzare quantitativamente il fenomeno.

(Daniele Rebuzzi)