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Matthaeus Hipp, Neuchatel, Svizzera; Gabinetto Fisico della Sapienza, 1860 ca.; 16 x 36 x 154 |
Dopo il perfezionamento del telegrafo elettrico di Wheatstone e il diffondersi anche in Italia, dalla seconda metà dell'Ottocento, delle linee di collegamento tra stazioni lontane, si affermò l'idea di "telegrafare il tempo". A tale scopo, un orologio a pendolo nella stazione principale veniva predisposto, mediante un elettromagnete alimentato da una batteria e dei fili conduttori, a comunicare con l'indice di un orologio lontano, posto nella stazione di arrivo.
Il circuito in cui era inserito l'orologio principale veniva chiuso a intervalli regolari, per esempio di un secondo, da un interrutore comandato dal moto dello stesso pendolo; l'elettromagnete attirava quindi periodicamente il pendolo che azionava a distanza una ruota dentata, collegata all'indice dell'orologio secondario, facendola avanzare di un dente in modo che l'indice segnasse sul quadrante gli stessi intervalli di tempo. Un sistema a ingranaggi nel secondario commutava poi l'intervallo di un secondo in minuti e ore.
Collegando l' "orologio regolatore" agli orologi di una serie di stazioni secondarie lungo una stessa linea telegrafica, era possibile accordare e sincronizzare il tempo, procedura che venne presto estesa a un'intera linea, regionale o nazionale, per regolare ogni tipo di orologio.
L'esemplare in esame, proveniente dalla collezione Volpicelli, viene già descitto in Le scienze e le arti sotto il Pontificato di Pio IX (P. Cacchiatelli, G. Cleter, Roma, 1865), in occasione della presentazione del Nuovo Museo di Fisica, sebbene non risulti presente nel Registro Inventariale del Regio Istituto Fisico. Nella parte inferiore della massa pendolare, cilindrica, di acciaio rinforzato con cerchi di ottone, è fissata l'ancora al di sotto della quale si trova l'elettromagnete destinato sia a regolare il funzionamento dell'orologio, sia a trasmettere il movimento agli ingranaggi. Il quadrante reca inciso il nome del costruttore, Matthaeus Hipp, che brevettò il suo primo orologio elettrico nel 1842.
(M. Grazia Ianniello)